lunedì 3 dicembre 2007

Are you enjoying the weather rollercoaster?

Ma che bellezza! 21 gradi (centigradi) di sbalzo termico in un solo giorno: minima 3, massima 24. Come dire dalla maglietta al piumino in poche ore. Ad avercelo il piumino. La frase del titolo me l'ha detta un vicino di studio qualche settimana fa, dopo l'ennesima inversione ad U del locale clima. Da allora abbiamo avuto caldo, poi freddo, poi caldo, poi freddissimo, poi caldo e pioggia, poi freddo, poi caldo ed adesso di nuovo freddo. Altra citazione al riguardo: "Texas thinks to be in the wrong hemisphere". Era pieno novembre e stavamo in pantaloncini corti e maglietta. Tre giorni dopo siamo scesi sotto zero. Qui sì che bisogna vestirsi "a cipolla": metti sciarpa, guanti e cappello, ma non dimenticare il costume da bagno sotto. Anzi la sciarpa è meglio di no, che non la USA nessuno. Se ti capita la mattina alle sette meno dieci di farti vedere in giro a piedi, con la sciarpa e le mani in tasca che cammini guardando dritto davanti a te potrebbero pensare male e chiamare la polizia. Fortunatamente si sono limitati a cambiare lato della strada; in più il Z li conosceva e ha potuto spiegar loro che non eravamo pericolosi. Non ci resta che accendere le stufe e, soprattutto, il forno per scaldarci. Probabilmente domani toccherà ai condizionatori.
Parlando di temperature: vi siete mai chiesti come funziona la scala Farhenheit? Il nostro bravo scienziato ha deciso di usare come punti fissi: la temperatura di congelamento di una mistura di acqua e cloruro d'ammonio (e perché? Chi lo sa, ma almeno è effettivamente un punto fisso) e, rullo di tamburi, LA TEMPERATURA DI FUSIONE DEL BURRO! Ma che razza di idea è? Ma ti sembra un buon concetto di temperatura fissa? Ok, altri sostengono che in realtà i 100 gradi fossero la sua temperatura corporea, ma a parte essere meno pittoresca come cosa non migliora di certo la sua posizione. Come dire che il nostro eroe ha, sì, inventato il termometro a mercurio, ma poi non aveva idea di come usarlo. Ed ora la domanda nasce spontanea: quale popolo dalla mente contorta potrebbe mai decidere di adottare e sostenere fermamente l'utilizzo di una scala di temperature così perversa? Hint: sono "tutti intorno a me". Voglio dire: alla corte di Pietro il Grande, De L'Isle inventò una scala di temperature che andava al contrario (temperature più alte=più freddo), tanto era comoda che l'avranno usata lui e suo fratello. Per quale motivo, invece, qui devo sapere che se ho la febbre posso fondere il burro per l'apple pie tenendolo sulla fronte? E vabbe', non dimentichiamoci che qui c'è una distinzione tra once fluide e once "dry", che ci sono 12 pollici in un piede, ma di solito si va avanti con multipli di 16 e che l'acro è l'area di un rettangolo di lati 22 e 220 iarde (ovvero un quadrato di area un acro ha il lato di 22 iarde per la radice quadrata di 10, più chiaro di così...) o una catena per un furlong, se preferite. In compenso, però, potete fare un rettangolo di un pollice per 99 miglia ed ha area esattamente un acro. Potrebbe sempre essere utile. Siete confusi? Beh, non è un caso che poi le missioni spaziali falliscano perché il resto del mondo ha la spiacevole tendenza ad usare il sistema metrico decimale. Pensate che a Porto Rico, per maggiore chiarezza mettono i limiti di velocità in miglia orarie, ma le distanze in chilometri. Così arrivate molto prima di quanto vi aspettate. A confronto il vecchio sistema monetario inglese era quasi comprensibile. Per chi volesse ripetere, comunque, segnalo la pagina di wikipedia. E vi comunico che nel nostro ultimo viaggio siamo spesso andati a più di 2000 furlong per millifortnight. L'ebbrezza della velocità...
Stay tuned,
M

venerdì 30 novembre 2007

Ich Bin Ein Amerikaner.

"The bureaucracy is expanding to meet the needs of the expanding bureaucracy."

Signore e signori, ce l'ho fatta! A non più di tre settimane dal mio ritorno a casa, ho completato tutte le incombenze burocratiche: ho un'assicurazione sanitaria, ho una VISA e un conto in banca, HO UN NUMERO DI PREVIDENZA SOCIALE! Certo, la tessera ufficiale mi deve ancora arrivare, ma almeno ho il numero. Mesi e mesi nella snella ed agevole burocrazia statunitense, ma alla fine ho finito. Spero. Ora sì che posso tornare a casa...
Stay tuned,
M

PS Prego i germanofoni di correggere eventuali errori nel titolo.

lunedì 26 novembre 2007

Day 6. Back home.

L'indomani. Programma della tappa: mettiamo il riverito didietro sulla macchina e guidiamo le centinaia di miglia che ci separano da Fort Worth. Programma effettivo: facciamo colazione, mettiamo il riverito ecc. ecc., guidiamo qualche ora, mangiamo in un caratteristico (più o meno come un autogrill) e mediocre Tex-Mex, guidiamo qualche altra ora. Wow. Oggi abbiamo incontrato il peggior panorama da quando siamo qui: i pozzi di petrolio con raffinerie e squallidi centri abitati. Terrificanti. E pensare che c'è gente che pur essendo ricca continua a volerci vivere. E pensare che c'è persino cresciuto un Cespuglio. Bah.
E così il nostro bel viaggio è finito, domani mi toccano le mie lezioni (yu-hu) e il ritorno alla routine Texana. Gli ultimi scampoli di New Mexico che ci rimangono sono le tante foto fatte, che dovrò organizzare e mettere in linea. Pazienza. Breve, ma bello. Consiglio a chi dovesse capitare da queste parti.
Stay tuned,
M

Day 5. Il bianco e il bianco. E il nero.

La sera siamo arrivati con una piccola tormenta, e questo l'ho già detto. Ma l'albergo è accogliente e caldo; una gradevole via di mezzo tra il lussuoso ed il kitsch (ammesso che si scriva così). Ci godiamo una cena costosetta, ma di livello e ce ne andiamo a dormire soddisfatti nei rispettivi queen size bed. La mattina dopo c'è un sole magnifico, le montagne, gli abeti e i tetti brillano di neve che si scioglie; l'aria è fredda, ma bella; tutto promette bene, e la promessa viene mantenuta. Per la prima volta da diversi giorni a questa parte non abbiamo sveglia e poiché il brunch che abbiamo prenotato inizia alle 11, possiamo prendercela comoda.
Preparati e rilassati, dopo una breve visita alla torre della nostra dimora bavarese per guardare il panorama, ci dirigiamo in sala da pranzo. Il brunch, ah il brunch...
C'era praticamente tutto (oddio, magari il cervello di scimmia semifreddo no, ma immagino abbiate capito cosa intendo). Satolli e soddisfatti (tranne per il fatto di dover lasciare la stanza a mezzodì, che ci ha costretti un po' ad affrettarci), ci mettiamo in macchina in direzione White Sands. La neve sulle strade si è sciolta e non abbiamo nessun problema a scendere dalle montagne. Passiamo attraverso un paesone piuttosto orripilante (un po' la española del sud), sorpassiamo una base aerea militare e ci siamo. Il primo impatto è buono. Sabbia bianca ricoperta da cespugli desertosi, anche se con un po' troppa gente. Ci avviamo lungo il sentiero segnato di 4.4 miglia. Il secondo impatto è meglio. Qualcuno una volta mi ha scritto che il posto più bello del mondo è un deserto. Non so se questo sia vero. Il suo deserto è una sorta di mastodontica spiaggia bianca incastonata di laghetti di acqua dolce, il mio è parecchio lontano dal mare, non ha laghetti ed è fatto di gesso. Ma è uno dei posti più suggestivi in cui sia mai stato. Addentrandosi nel tracciato, si cominciano a diradare le tracce dei visitatori e le dune diventano intoccate, bianchissime, silenziose. Silenzio, bianco, cielo. Forse, quando le metterò online, le tante foto che ho scattato non vi diranno molto, ma credetemi: starci dentro è un'altra cosa. Dopo il tramonto è cominciato il lungo ritorno in Texas. La strada è stata buia, lunga e soprattutto dritta, ma credo che il panorama fosse non male. Arrivati a Pecos, con il nuovo fuso orario, ci siamo fiondati nel primo albergo, a prepararci per l'indomani.
Stay tuned,
M

domenica 25 novembre 2007

Day 4. Chasing clouds in Cloudcroft.

Ieri al risveglio abbiamo trovato la neve. Oggi niente neve, ma in compenso c'era la tangenziale di Albuquerque. Non è proprio la stessa cosa, ma ha il suo fascino... Inconvenienti di dormire in un Best Western. Il fronte nuvoloso, sapendo che non ci saremmo trattenuti molto ad Albuquerque, ha ben deciso di avviarsi verso sud, dove lo avremmo poi raggiunto in serata. La mattinata è stata limpida è soleggiata, con un'aria frizzantina, ma non gelida. Abbiamo fatto un piccolo giro per la città, visitato il locale museo di arte e storia, siamo passati davanti all'Atomic Museum, abbiamo fatto un giro per la plaza e poi ci siamo avviati a mangiare. Sulla route 66, dal 66 diner (quiz: indovinate qual'è il numero dell'autobus che passa sulla 66?). Meraviglioso: un concentrato di America di qualche anno fa, con neon, interni bianchi, Elvis, Hamburger e Frullati. Vedrete le foto. Siccome si stava facendo tardi (non volevamo far aspettare le nuvole) subito dopo pranzo ci siamo rimessi in marcia. Deserto cespuglioso. Deserto sabbioso. Immensa pianura con isolate montagne in lontananza. Trinity site. Deserto con yucca. Si dice che gli eschimesi abbiano decine di modi di dire "neve" (ma pare sia una leggenda metropolitana), da queste parti devono avere decine di modi di dire "nulla". Sono tanti i nulla diversi che si vedono intorno a queste lunghissime e drittissime strade e sono quasi tutti dei gran bei nulla. Poi, nel bel mezzo del nulla, ti spunta una pianura di lava condita di cactus e piante grasse, ci passi in mezzo per qualche miglio e torni nel nulla o in un altro nulla. Mica male, no?
Dopo un'inseguimento di ore, siamo riusciti, a sole ben tramontato, a riacchiappare la perturbazione e ci siamo potuti finalmente fare un buon miglio in una fitta nevicata con un vento robusto. Dopo un po' di ricerche abbiamo trovato il nostro albergo, consigliatoci più che vivamente dal Z. Si tratta di un edificio di inizio secolo scorso, con tanto di fantasma e bagno in camera con due docce! Niente male davvero. Domani sentirò un po' la mancanza della vista sulla tangenziale, ma cercherò di accontentarmi delle montagne, del deserto in lontananza e degli alti abeti coperti di neve. Dovremo anche abbandonare la perturbazione, che si avvia verso il Messico. Che vita dura...
Stay tuned,
M

venerdì 23 novembre 2007

Day 3. Black Friday.

Le mie fonti mi dicono che il giorno dopo Thanksgiving qui viene chiamato Black Friday. E' il primo giorno di acquisti natalizi, ed è caratterizzato da shopping selvaggio, negozi che aprono alle 4 del mattino e sconti pazzeschi. Dicono. Per noi, invece, è stato un White Friday. Ovvero ci siamo svegliati sotto una meravigliosa coltre di neve. La prima nevicata dell'anno, e l'abbiamo presa noi. Fortunatamente la macchina non ci ha traditi e non abbiamo avuto grandi conseguenze, a parte qualche difficoltà di guida nel tratto finale da Santa Fe ad Albuquerque. Niente di drammatico, in ogni caso: mi sono limitato a guidare più piano e non ho inserito il cruise control. Certo, se questi Statunitensi mettessero una luce ogni tanto sulle loro autostrade...
In compenso però la neve ha dato spettacolo. Il pueblo di Taos è stato molto meglio che nelle cartoline, anche se dato il grigiore del cielo non credo che le foto scattate renderanno. Il viaggio di ritorno da Taos a Santa Fe è stato completamente diverso da quello di andata. E bellissimo (almeno fino a espanola). La gola del Rio Grande (che qui, per qualche motivo, pronunciano Rio "Grand", alla francese) tutta innevata è quello che è. E il deserto con la neve non è cosa che si vede spesso (fotografato piccolo cactus innevato). Insomma, direi che anche questa tappa è stata all'altezza delle prime. Domani ci muoviamo verso sud e verso il deserto, quello vero, quello di sabbia e senza vegetazione. Se le strade lo permettono.
Stay tuned,
M
PS a chi di dovere: non vi preoccupate, stiamo guidando con mooolta prudenza. Se non è cosa, ci fermiamo.

giovedì 22 novembre 2007

Day 2. High Road to Taos.

Thanksgiving. Il giorno del Ringraziamento. Dal punto di vista degli esercizi commerciali, praticamente Natale. Ancora una volta, la tappa di oggi è costellata di mete meno significative del viaggio stesso. Siamo diretti a Taos, usando la cosiddetta "High Road to Taos". High perché passa sulle montagne. Nonostante il nostro viaggio sia oggi stato funestato dal Ringraziamento, è stato bello. Il paesaggio passa dal deserto (quello giallo), alla terra rossa con cui fanno l'adobe, ai paesaggi quasi alpini vicino Taos. I dettagli della tappa li trovate nella mappa qui sotto e in questo momento sono troppo stanco per riscriverli (mi raccomando zoomate a dovere e leggetela tutta, la mappa). Anche per noi oggi è stato il giorno del Ringraziamento. E quindi non siamo riusciti a far colazione, ma abbiamo perso un sacco di tempo nel provarci. E quindi abbiamo trovato il santuario di Chimayo occupato da una funzione religiosa che ci ha impedito di visitarlo. E quindi non abbiamo visto nemmeno uno dei famosi intagliatori di Cordova. E quindi non abbiamo visto assolutamente nessuno nel pueblo Picuris. E quindi non siamo riusciti a trovare un posto in cui pranzare. E quindi abbiamo mangiato "beef jerky", noccioline americane e una banana (ciao, Darwin). E quindi a Taos era tutto, ma tutto chiuso. E quindi ci siamo fermati per prendere una fetta di torta e un caffè e abbiamo finito per mangiare un dolce diverso e "coffee drink" alcolico, perché il menu lo decideva il Thanksgiving. Ma alla fine, stasera, il nostro tacchino lo abbiamo avuto. Ed era pure buono, anche se cucinato in modo poco convenzionale (il ristorante è definito "eclettico" dalla nostra guida; il piatto di fudo era una enchilada di tacchino con mango e chili verde...). E poi stasera siamo sotto zero, fuori fa freddo e c'è la luna quasi piena. E siamo ancora all'inizio, abbiamo altre strade da fare ed altri paesaggi in cui immergerci.
Stay tuned,
M